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“Forse basta chiedere” sussurrava come tra sé e sé la regista e scrittrice Lorenza Mazzetti intervistata mentre riceveva un premio “alla carriera” del Festival cinematografico di Torino per il suo ruolo “storico” nel “Free Cinema” britannico degli anni 50/60 del secolo scorso: quello per intenderci dei grandissimi Karel Reisz e Tony Richardson(“Together” “Sapore di miele” e l’attualissimo “I seicento di Balaklava” sulla carica della Cavalleria leggera inglese a Balaklava nella guerra appunto di Crimea), Queste parole, con cui la Mazzetti rifletteva sulle autorizzazioni a filmare in location “incredibili”, ci risuonavano per la loro dolce saggezza, in questi giorni così altalenanti tra la guerra (comunque la si chiami) e la pace (quali ne siano i limiti e le prospettive).
A noi che siamo e rimaniamo laici questa frasetta piace più del magniloquente e statisticamente fallace “chiedete e vi sarà dato” della tradizione evangelica. Ci piace perché non contiene alcun fideismo, quanto piuttosto un suggerimento per una buona vita, almeno un’onesta vita per i singoli, i gruppi, i Paesi. Che funzioni o no, in fondo è secondario: ciò che conta è che la richiesta sia giusta, ragionevole e legittima. Riteniamo anche che questo messaggio possa meglio funzionare in una chiave sociale, collettiva. Se non funziona, l’interlocutore in posizione di forza e dotato del potere decisionale si accolla la responsabilità e, dunque, in caso di diniego si accolla l’intera responsabilità.
Se per giorni ci è risuonata questa frasetta, questo ci pare risieda nel fatto che il post-Bataclan ha smosso una situazione di oggettiva paralisi in cui si annodavano un gran numero di conflitti, molti dei quali da tempo guerreggiati, altri sanguinose proiezioni di contraddizioni marcescenti: il tutto fino ad un punto di possibile “non ritorno”. Certo non abbiamo assistito a manifestazioni di massa e mobilitazioni pro-pace e nessuna ricerca del discrimine minimo/massimo su cui attestarsi. Così, se da una parte le opinioni pubbliche si contentavano (colpevoli, incolpevoli, paralizzate non solo dalla manipolazione dei poteri ma anche da sé stesse?) di affidare una ragionevole prudenza e moderazione ai sondaggi o poco più, dall’altra le oscillazioni e gli aggiustamenti tattici emergevano in modo crescente.
Un esempio. La forma drammatica dell’incidente (o quel che sia…) turco/russo ha dato il via ad un rimescolamento ed esplicitazione che sembrava perduta, riaprendo lo spazio per una riflessione più ragionata e condivisibile. L’irrefrenabile “trombonismo” di Hollande, l’astuzia tanto brutale quanto lucida di Putin, forse perfino l’attendismo di Obama sembrano essere “precipitati” nelle ultime 48 ore in un quadro in cui la razionalità ed il consenso almeno cercano una via: sottraendoci alla penosa impressione di – appunto – un’uscita di controllo dietro l’angolo.
E questo è il senso del “forse basta chiedere” con il limite già descritto di opinioni pubbliche rese da anni afone dalla riuscita omogeneizzazione (pensiero unico) delle nomenklature politiche. In un panorama in cui tutte le “pecore sono grige” le uniche voci che sfidavano l’afasia erano quelle tanto false quanto scalmanate: quelli per intenderci che – per salire di un paio di punti nei sondaggi – si proclamavano pronti a partire per il “fronte” con zaino e scarponi. Per favore lasciamoli andare, regaliamogli il biglietto di andata. Per dove scelgano loro: tanto non c’è che l’imbarazzo della scelta. Certo poi è difficile prendersela con un reclutamento dal fronte opposto, difficile anche fare graduatorie tra truculenze reali ed ammonitoriamente esibite e truculenze da eccessi proteici e testoteronici fin qui amplificate da media completamente colti di sorpresa ed alla ricerca di un lessico da loro riconoscibile.
Ci attendono giorni pieni di “novità” e scenari del tutto imprevedibili (interpretabili solo attraverso la storia e analisi meno epidemiche, più profonde): almeno diminuirà il chiacchiericcio e – forse –crescerà la sana filosofia del “basta chiedere”. E permetteteci di non credere che le vaste maggioranze – anche non “pacifiste” – desiderino generalizzare i “bagni di sangue” come unica forma di convivenza globale in un mondo inevitabilmente e sempre più completamente interdipendente. Il caso russo-turco insegni…
Buon fine settimana